Una domanda che spesso mi sono posto è stata “ma cos’è la normalità?”.
Possibile mai che debba essere stabilita da un’alterazione della voce, o da un singhiozzo perché magari una consonante non ne vuole sapere di uscire?
La mia storia inizia quando ero molto piccolo.
Quando si è bambini non si vedono diversità, si gioca perché c’è quell’ingenuità, quella voglia di scoprire il tuo amichetto con il gioco diverso dal tuo per poterlo scambiare o, al massimo, per poterglielo rubare… Il bambino non vede il colore diverso della pelle, e non ti discrimina per come parli, ma ci ride su, così, senza cattiveria, come riderebbe se guardasse un cartone animato di Tom&Jerry…
È nell’età dell’adolescenza che le cose sono cambiate… Nell’età in cui la ribellione adolescenziale la fa da padrona, dove ci si relaziona con un mondo nuovo (le medie ed il liceo), non più ovattato da mamma e papà, ma dove il più forte prende di mira il più debole. E spesso il più debole non è chi è timido con le ragazze, ma chi, purtroppo, ha un difetto, che in alcuni casi è minimo, come la “r moscia”, ed in altri assume proporzioni ben più gravi, come nel mio caso: “la balbuzie”, che arriva a tal punto da bloccarti la vita…
Ecco, è in questi anni che, purtroppo, prende forma il concetto di “normalità” per gli adolescenti. Per loro, la “normalità” si deduce da quante conquiste fai a scuola, da quanto parli in classe, da come vai alle interrogazioni… Punto dolente!!! Studi, e studi anche tanto e bene, ma poi, nel fatidico momento, le parole ci sono, sì, ma solo nella tua testa, perché ti si bloccano in gola, magari su una “b” o su una doppia come “pr”… Ed ecco che la catastrofe è dietro l’angolo, dove il più forte attacca il più debole: “Tanto che studi a fare, lo sappiamo che i professori tengono conto del problema e cercano di aiutarti…”.
Magari, la balbuzie ti porta anche dei fastidiosi tic, come dei movimenti spastici della faccia, o addirittura dei movimenti convulsi del corpo, e a nulla servono i tentativi che fai nella tua testa per calmarti, con frasi del tipo “Tranquillo, tanto tu hai studiato e le cose le sai, saprai rispondere benissimo!”.
Il problema è che noi la frase l’abbiamo inceppata nella testa! Prima di proferire parole, sappiamo già su quale lettera o parola il nostro discorso morirà… E già, perché a noi basta solo un piccolo errore, al quale poi ne seguiranno altri, via via sempre di maggiori proporzioni, fino a quando si preferisce dire “Mi spiace prof, non ho ripetuto bene l’argomento”.
Vabbè, uno pensa che peggio di cosi non può andare, ma questo pensiero, purtroppo, non rispecchia la realtà. Perché la balbuzie è un vortice, che ti prende e ti porta giù con se, fino al punto da iniziare a nascondere il problema… Ed ecco che iniziano i silenzi, i vuoti… Fisicamente ci sei, certo, ma mentalmente no, perché per paura tu non spiccichi più una parola, un commento, una frase, se non con voce bassa, perché così i blocchi non ti vengono. E si, perché poi un si cimenta a trovare tutte le soluzioni possibili per mascherare il problema, per cercare di non essere preso di mira dai ragazzi, che non perdono occasione per sottolineare la tua diversità… la tua anormalità…
Normalità vuol dire non avere paura a mostrarsi per come si è… Normalità vuol dire essere consapevoli di avere un problema, che poi più che un problema è una caratteristica che mi ha dato la possibilità di diventare più sensibile, e di avere la soluzione a portata di mano, che ti consente di cambiare il punto di vista della vita.
Da allora, ho smesso di sentirmi diverso, ho cominciato a capire che siamo tutti uguali, che alla fine la balbuzie è solo una caratteristica che mi contraddistingue dagli altri, ma non è un problema che mi rende diverso dagli altri… Ho iniziato, così, a provare molta pena per chi preferiva deridere la mia vita piuttosto che rendere migliore la propria.
Viviamo in un mondo dove vige la perfezione nel corpo, la bellezza dell’esteriore, ma si trascura totalmente l’ anima, fatta anche da quei valori del rispetto delle diversità altrui, del farne di quelle diversità una caratteristica che ci distingue. Viviamo in una società piena di pregiudizi, dove bisogna indossare una maschera per non mostrare le debolezze, per apparire forti e normali… invece io dico che le maschere non servono, perché non aiutano ad essere migliori, anzi mettono a nudo le nostre debolezze, le nostre paure, perché magari si preferisce “sembrare” piuttosto che “essere” e sentirsi giudicati…
Il giudizio degli altri non conta, conta solo la nostra voglia di “essere” e la nostra voglia di vivere.
Dobbiamo amare prima noi stessi per essere amati poi dagli altri… Se non si ha rispetto della propria persona non lo si può, poi, pretendere dagli altri… Le maschere celano problemi, ed i problemi vanno affrontati e risolti, non nascosti, perché altrimenti verrà sempre qualcun altro più “forte” di noi (ma che in realtà è solo più cattivo di noi, perché nasconde bene i suoi problemi e mette a nudo quelli degli altri) che ci farà soccombere.
Ho sempre provato ad affrontare i problemi, e così facendo ho migliorato la mia di vita, dimostrando a me stesso che potevo convivere con la balbuzie, che poi alla fine non era un handicap, ma una mia caratteristica, ed una mia forza. Forza che al momento giusto ti tira su, perché ti permette di dire sempre quello che vuoi…
Io non ho una maschera, sono come mi vedete, non abbiate paura di mostrarvi per quello che realmente siete, mai!