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Cristiana

Ciao,
sono Cristiana, ho 24 anni e vengo da Roma.

…provavo a “cambiare il Mondo” quel giorno nell’aula magna dell’università… e invece qualcosa cambiò me.

Una ragazza incontrata per caso… il tempo di scambiare due parole, abbastanza per carpire il suo segreto: “vado ad insegnare ai balbuzienti a non balbettare” mi disse, per giustificare la sua fuga dalla facoltà occupata!!!

Indossavo una maglietta nera con dei fiori stilizzati di color rosa quella sera… lei la riconobbe qualche mese dopo.
Era cambiato il luogo; non più l’aula della facoltà, i sacchi a pelo, le lattine vuote, i programmi pseudo-rivoluzionari… Questa volta a fare da sfondo era una casa accogliente, qualche quadro alle pareti, le porte rosa, un divano, uno stereo… e noi gli abitanti di quella casa, catapultati lì quasi per caso avresti detto guardandoci in faccia: io, Gennaro, Jacopo, Diego… apparentemente diversi ma molto vicini in realtà… vicini perché i balbuzienti in fondo si somigliano tutti… persone portate a parlar più con gli occhi che con le labbra, persone abituate a cambiar parola al momento giusto (quello dell’inceppo), persone costrette a cancellare alcuni vocaboli dal dizionario della lingua italiana… e quando queste parole sono “tenerezza”, “amore”, “dolcezza”, “affetto” trovi ragazzi e ragazze quasi inavvicinabili, dagli spigoli aguzzi… difficilmente smussabili…

…che però nella casa di via dei Cavalleggeri (quella che per due settimane è stata la nostra casa), pian piano….sono riusciti a guardarsi, forse per la prima volta: dal di dentro, dal di fuori. Si può cambiare. Si può smettere di balbettare se siamo noi a volerlo. Si possono incontrare dei compagni per la vita se la fortuna ti assiste.

La mia fortuna ha un nome e un volto; e mi ha portata diritta da Peppe Coppola… una sera… a casa sua, dopo l’ennesima assemblea in facoltà. Erano più o meno a metà del corso quei ragazzi, ma poco importa. Io ero seduta sul divano e non potevo guardarli in viso. Potevo sentire però le loro paure, i loro blocchi, i dubbi… I miei svanirono tutti l’11 gennaio quando la storia di Peppe mi emozionò a tal punto da farmi dire “vabè, ci provo”.

Il 12 gennaio ero agitata come al primo appuntamento. Fuori dal palazzo. Un attimo dopo era come se li conoscessi da sempre quei ragazzi: Gennaro col sogno della carriera militare ( e accanto io decisa a rovinare i suoi piani!!!), Jacopo il duro con due occhi chiari grandi così (che non piangono mai secondo lui), Diego colsorrisostampato (che con un pò di sana invidia ti vien voglia di dirgli “ma come fai??!!”)…e poi Luca e Franceso, troppo piccoli forse per capire quello che stava accadendo. Non parlo della balbuzie, io parlo d’altro. Quando dico che i balbuzienti si somigliano tutti dico qualcosa che ho imparato in questi 15 giorni di corso… Una spiccata sensibilità, una propensione al pianto (che diventa contagioso!), tanta voglia di andare al fondo delle cose, e la curiosità… quella che ci ha portato giorno per giorno a domandarci tante cose “che ti è successo?” “cosa stai vivendo?”… per sentirci liberi di farlo anche noi.

Per mia sfortuna, o forse fortuna chissà, i giorni del corso sono coincisi con un periodo non troppo sereno della mia vita. Le mie giornate scorrevano lente, ingabbiate in un pensiero fisso. Gli unici attimi in cui riuscivo a staccarmi da tutto erano quelli che passavo con loro, i soli che riuscivano a farmi sorridere. Una sera ho pianto in quella casa. Non avevo mai pianto davanti a sei persone; semmai mi avevano vista i suppellettili della mia stanza o le mura di una sperduta costruzione antica, o le onde del mare…. Credo che fosse lo scopo di Peppe quella sera!!! Farmi piangere intendo, per poi chiedermi se volevo continuarlo con loro quel viaggio. E’ in grado di riconoscere al volo i tuoi punti deboli e i tuoi punti di forza quell’uomo minuto dagli occhi color del mare. Qualche volte ho pensato fosse un santone… e invece è semplicemente un ex balbuziente con molta esperienza alle spalle e soprattutto uno che non ti mentirebbe mai. Uno che ti distrugge semmai, per poi ricostruirti.Al ritorno dal corso ne parlavo con mia sorella e sorrridendo le dicevo: “anche oggi seduta di psicanalisi”! “E dire che credevo di non averne bisogno” pensavo tra me e me…

Avevo bisogno invece di sentirmi giusta al momento giusto, questo lo sapevo da sempre. Io che per una vita non avevo fatto altro che sentirmi sbagliata. E mi sentii maledettamente a mio agio il giorno in cui sostenni il mio primo esame da non balbuziente. Fuori dallo studio del professore ad attendermi c’era la ragazzaportafortuna, quella delle prime righe!!! E pensare che me lo avevano detto che non mi avrebbero lasciata sola, ma al diffidente servono conferme, continue conferme. Però quella era l’ultima che mi presi dagli altri. Adesso le conferme provo a cercarle in me stessa. L’ultimo giorno del corso le mie lacrime alla fermata dell’autobus con Diego mi confermarono che ero stata proprio fortunata. A chiudere la porta di Via dei Cavalleggeri era stato Peppe, con un’espressione che non dimenticherò… Chissà quante di quelle porte avrà chiuso nella sua vita, eppure ognuna credo che avesse avuto e continuerà ad avere la sua esclusività… perché i balbuzienti si somigliano ma per fortuna non sono uguali.
….tanti ricordi di quelle due settimane, che a metterli in fila non basterebbe di sicuro una mail, ma soprattutto sarebbero inadeguate le parole.

Per quanto mi riguarda… quando voglio rivivere quei momenti prendo in mano un libro, lo stringo forte e torno in via dei Cavalleggeri, proprio come per magia… ”Nauhi” di Pino Cacucci…chissà poi perché.

DESTRUAM et AEDIFICABO (Distruggerò ed edificherò)… Proudhon per