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Debora

Saaaaaaaaaaaaaaaalve (la prima è LUNGA!!!!!!),

io sono una balbuziente di nome Debora che si è ritrovata alla bella e brutta età di 17 anni a chiedersi: “Cosa me ne faccio della mia vita?”. Un pensiero terrificante, se non si intravede alcuna risposta. Talmente terrorizzante che l’unica cosa che potevo fare era cadere nella paura per sempre, oppure chiedermi il perchè della situazione in cui mi stavo trovando.

E la scelta è stata immediata, istintiva:la seconda.

Ora, perché non sapevo cosa farmene della mia vita? La prima cosa che mi è saltata in mente è stata quella di dire.. se non fossi stata una balbuziente molto probabilmente l’avrei saputo. E se non lo fossi stata chissà quante belle cose AVREI fatto e quante ancora AVREI potuto fare. Bhè, sono stata ore ed ore a formulare ipotesi del genere, accorgendomi che più andavo avanti più mi sentivo peggio. Insomma, ad un certo punto stavo così PEGGIO da non essere nemmeno più in grado di fantasticare.

E allora mi sono detta: BASTA.
Come fare?

Senza chiedermelo mi sono fiondata sul cellulare. Rubrica, lettera “P”:Peppe.
Chi Peppe? Un certo Giuseppe Coppola, uno che lo è stato, BALBUZIENTE.

1,2,3… un respiro..Ho chiamato.

A rispondermi non lui, ma una voce maschile di nome “Flaviano”.
Flaviano? Mah, ormai c’ero, tanto valeva stare ad ascoltarlo. All’inizio ero un po’ perplessa, ma siccome qualche istante prima ero totalmente disperata, perché non sentire cosa aveva da dire.

Qualche giorno e Flaviano era già entrato a far parte del mio cuore, mi ero affezionata ad una voce che parlava una lingua che conoscevo perfettamente, ma che diceva cose che non sempre riuscivo a capire, non avendole ancora vissute.

Morale della favola.. un giorno il caro Flaviano non c’era, ero sola: io e il mondo, il corso era finito.Poi mi accorsi di esistere, di far parte del mondo e di volerlo conoscere e di volermi conoscere per entrare a farne parte nel migliore dei modi.

Ma chi ero?

..Le parole di Flaviano… ora sì, ORA servivano.

L’unica cosa che sapevo di me era..sono una balbuziente, con in più la voglia di conoscermi, con la volontà di volerlo fare e con in tasca il modo per NON BALBETTARE. E solo lì ho iniziato a prenderlo in mano, il modo per non balbettare e portarlo alla luce del sole, nascondendomi un po’ di meno; e poi ancora di meno.

Poi una telefonata… si parlava di un incontro nazionale di noi balbuzienti, a Rimini.
Perché no?

Arrivata lì, non conoscevo nessuno, a parte quello che CI aveva insegnato a non balbettare; a me, e anni prima alla voce che tanto mi aveva ascoltato.

Dopo due giorni mi ritrovo qui, a casa, a Gubbio. Nella rubrica dello stesso cellulare ora ho una ventina di numeri in più, una ventina di persone in più da conoscere, da aiutare, a cui chiedere aiuto, da avere accanto. Saper di non essere gli unici ad avere un problema è importante; sapere di essere in tanti a volerlo superare lo è ancora di più.
Farlo insieme, è la soddisfazione più grande.

Sto scrivendo con il sorriso negli occhi e anche la penna, una semplice “BIC”, ma sembra avere un altro significato. Cosa farò della mia vita.. non lo so. Ciò che so è che ho il modo di scoprirlo, ora che se voglio, posso non balbettare e pian piano sto appassionandomi a questa specie di “caccia al tesoro”.

Non so se quello che troverò sarà come me lo ero immaginato, ma ora che ho iniziato a giocare, pagando all’entrata, ci sto dentro, nella partita della vita. In ogni caso potrò dire di aver giocato, vissuto.

Grazie Peppe per aver regalato a una balbuziente in più la gioia di emozionarsi sentendosi parlare.

CIIIAO!!