SEGUI I NOSTRI WEBINAR GRATUITI SU FACEBOOK - IL PROSSIMO LUNEDÌ 6 GIUGNO H.19.30

Roberta M.

Scrivo questa testimonianza perché ne ho compreso l’importante finalità…La scrivo come se fosse una lettera rivolta a tutti coloro che cominceranno a leggerla con la speranza che ciò che sto per raccontare non sia soltanto una favola, e infatti non lo è…poiché è una favola realmente vissuta…

Quando balbetti non sai chi sei, sai solo che ci sei, e quello che vivi non ti appaga quasi mai, non ti appaga perché credi di essere molto diverso da ciò che mostri agli altri ed a te stesso…
Ti sembra sempre di vivere da spettatore..o almeno..io mi sentivo così.

“Ogni mattina, alzandomi, era come se mi recassi sempre a teatro per guardare sempre lo stesso spettacolo… Mi vestivo benissimo, sedevo nel mio riservatissimo posto in prima fila ed assistevo allo spettacolo con una partecipazione tale da farmi immedesimare nella protagonista della storia al punto da credere di stare dinanzi allo spettacolo della mia vita.
Guardavo le mie emozioni scoppiare, le persone mi guardavano dal basso verso l’alto, i miei sogni si avveravano, le mie incertezze scomparivano ed ogni mia ambizione diventava concreta.
Ammirando, mi compiacevo di quanto potesse essere splendente quella esistenza…

Ma un giorno mi scorsi immobile, di ghiaccio, malinconica..ed impallidii…
Fu come guardarmi allo specchio e scoprirmi priva di iniziativa, priva di coraggio…Ero seduta, e stavo soltanto guardando…
Allora cominciai a piangere, e piangevo davvero, ogni lacrima era un rimorso, un’occasione mancata, un amore perso…
Feci la scoperta più terribile della mia vita: ero una spettatrice…seduta in prima fila, ben truccata, ma pur sempre al di là della scena…

E io non volevo accettare questo mio non-ruolo. Ma per una come me l’unica alternativa era quella di scrivere una bella lettera a tutte le persone che amavo e sparire poco prima che queste potessero leggerla. Ero convinta che lo avrei fatto. Stavo per farlo.

Forse la paura, forse il cielo o qualcuno da lassù o non so chi altro mi distolse dal concretizzare quella folle e disperata scelta e mi costrinse a vivere in un luogo che non era né cielo e né terra. Era una gabbia, appesa a mezz’aria”.

Per me è difficile non essere prolissa quando tratto questo argomento…ma qui non devo raccontarvi la mai vita…quindi concluderò la favola, quella vera, che cominciò a divenir tale da quando finii il corso.

“Quella mattina in cui uscendo dal teatro piangevo, capii che quella sarebbe stata l’ultima volta.
Mi alzai da quella poltrona, uscii dal teatro e cominciai ad impegnarmi per non provare più quella sensazione di impassibilità di fronte agli eventi, alle occasioni…
Mi ripromisi di non entrare più in quel luogo fin quando non sarei stata lì: sul palco, al centro della scena.”

Questa “favola” è solamente volta ad esprimervi come mi sentivo prima di questo particolarissimo, impegativo e bellissimo percorso…e come mi sento adesso:

Finalmente fuori da quella gabbia…perché ho scoperto che sbagliavo quando pensavo che esistesse solo vivere la vita che sognavo oppure morire…partecipare a quell’unico spettacolo o rifiutare tutti gli altri.
L’alternativa c’è…è difficile, è pesante, difficile e pesante come vivere del resto.Quell’alternativa è essere se stessi…e quello è l’unico palco dove potevo essere finalmente la protagonista dello spettacolo della mia vita.”